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Sartoris-Terragni: gli amici si aiutano sempre

Due architetti protagonisti del razionalismo in arte e architettura in una bella mostra a Como.

Opulenta città al confine della Svizzera, Como è stata fondata come campo militare romano e poi si è trasformata lentamente in un denso tessuto medievale studiato appassionatamente dal compianto Gianfranco Caniiggia. Qui vengono celebrati quest’anno i dieci anni di attività del Maarc, Museo virtuale astrattismo e architettura di Como.

Si tratta di una associazione volontaria di intellettuali, professionisti, artisti e cittadini che intendono ricordare la centralità della città nell’elaborazione di una cultura moderna nel nostro paese. Moderna nel senso dei Ciam –  i Congressi internazionali di architettura moderna fondati da di Le Corbusier, Gropius e Mies nel 1928 – dove “moderno” voleva dire utilizzo dei nuovi materiali da costruzione (ferro, cemento armato, vetro), programmi  aderenti alla nuova città industriale (fabbriche, case popolari, fiere..), linguaggio astratto e dinamico che, sulla scia dell’impressionismo, fosse animato dai piani astratti delle avanguardie artistiche del primo novecento e infine azione anche politica per l’adozione di regole urbanistiche nuove e funzionali, in particolare per l’inurbamento delle classi operaie.

L’architetto Giuseppe Terragni (1904-1943) è stato il catalizzatore di questo rinnovamento, il Brunelleschi di Como. Ma anche il suo “carissimo amico” Alberto Sartoris (1901-1998) è stato protagonista. Rappresentante italiano con Gino Maggioni al primo Ciam del 1928,  nel 1933, quando i principi urbanistici Carta d’Atene furono delineati, Sartoris – come si scopre con dettagli inediti qui presenti – fu assente per un colpo di mano compiuto dai milanesi capeggiati da Piero Bottoni.

Tornando al Maarc la sua azione non è nostalgica, ma combattiva: per esempio nel cercare di avere una importante architettura di Terragni, la Casa del Fascio o lo stupendo ex Asilo Sant’Elia – colpevolmente chiuso da molti anni e in progressivo degrado – come museo del razionalismo. Operazione necessaria perché la città-capitale-del-razionalismo è già oggi meta di continui pellegrinaggi di esperti e architetti da tutto il mondo. Il Maarc, grazie all’azione dell’architetto Ebe Gianotti che ne è l’attuale presidente, ha ordinato una bellissima mostra: “Terragni e Sartoris a Como capitale del razionalismo italiano 1926-1943” visitabile gratuitamente sino al 31 dicembre, negli spazi voltati della ex chiesa di San Pietro in Atrio.

La mostra – a cura del “MadeinMarc” e della Epfl – ha come curatore scientifico Salvatore Aprea direttore degli archivi della costruzione moderna presso il politecnico di Losanna. Si tratta di un lavoro serio e appassionato. Presenta molti documenti originali che almeno chi scrive non conosceva, come la straziante lettera del 6 luglio 1943, a pochi giorni dalla morte di Giuseppe al ricordato “carissimo” Alberto.

Pregevole anche la ricostruzione del quartiere di Rebbio in un grande plastico al centro della mostra. È uno dei pochi casi in cui Giuseppe, di nuovo al lavorom con Alberto Sartoris, è scolastico. Nel senso che applica in maniera ortodossa le regole del Ciam e della Carta di Atene. Quando invece è stretto dal contesto Terragni inventa (Casa Rustici a Milano, il quartiere Cortesella o la casa Vietti a Como). Qui che ha carta bianca, applica. Ma ci si scorda della sostanza storica nel fare questa critica. Non solo il piano di Como è il primo del genere nell’Italia intera, ma anche questo quartiere per una utenza super popolare è il primo del suo genere. Vi rendete conto? La storia serve a capire nel loro momento i fatti, e da questi elaborare un giudizio critico. Sartoris e Terragni sono rivoluzionari, altro che! Estremamente interessante è la riproposizione dei documenti che riguardano la triste vicenda delle accuse di plagio per la Casa del Fascio. Una vicenda in cui Alberto viene in aiuto di Giuseppe con tutto sè stesso. Tutta la mostra è disposta con cura, equilibrio e grazia da Giovanna Saladanna, autrice anche della grafica. Al libro di Sartoris, Gli Elementi dell’Architettura funzionale pubblicato  per la prima volta nel 1932 e poi ripetutamente ampliato e ristampato sempre da Hoepli è dedicato il grande espositore al centro dello spazio che riporta le immagini tratte dalle tre edizioni del libro pubblicate anche nel catalogo insieme a tutti gli altri documenti presenti in mostra. Questo libro nella edizione in francese in due volumi del 1948 inizia, per chi non lo ricordasse, con una immagine della Casa del Fascio e non della Villa Savoye di Le Corbusier e va avanti per decine di pagine con Terragni che giustamente appare come uno dei massimi artefici dell’architettura internazionale. Scoprire quelle immagini fu una rivelazione per molti architetti di tutto il mondo che intrapresero viaggi alla scoperta del razionalismo italiano. Che paese assurdo e meraviglioso che è questo nostro. Pieno di mille contraddizioni, ma in cui scorre un sangue troppo antico per non essere capace di affrontare con coraggio il nuovo.

Antonino Saggio

Tutte le Foto per gentile concessione di Lorenza Ceruti, Como

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