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Storia e Critica

Magna Italia in Cina

Povero Augusto Cagnardi, costretto suo malgrado a dovere andare a costruire in Cina una città di sana pianta, nonostante la repellente situazione della privazione dei diritti umani, sino all’estremo della pena capitale.
Cagnardi ci spiega che “oggi sul lavoro non posso fare come quando da giovane non andavo in Grecia perché c’erano i colonnelli”. Cagnardi però non ci spiega il perché.
Cagnardi ed i soci Gregotti e Reginaldi costruiranno Pujiang in cinque anni, dopo che il progetto è stato allestito in tre mesi. Il governo cinese ha scelto lo Studio Gregotti International per dare abitazioni cittadine a parte dei 50 milioni di contadini che abbandoneranno le campagne -causa riforma agraria-.
Cagnardi, Gregotti e Reginaldi ne avrebbero fatto a meno se è vero che lo stesso Gregotti s’imbarazza nell’ammettere che la nuova città “avrà quartieri destinati ai super ricchi, ai ceti medi e alle classi più povere”.
Silvia Dell’Orso, dalle pagine de L’Espresso – 2 agosto 2001- mette le mani avanti : “Le città di fondazione, come Brasilia di Niemeyer o l’indiana Chandigard di Le Corbusier, non costituiscono precedenti troppo esaltanti”.
Silvia Dell’Orso evita accuratamente di affondare nella realtà della questione: chiedere ai tre soci il perché di questo atteggiamento palesemente improntato a giustificarsi ma che, nel contempo, non ammette remore, rinunce.
Niemeyer e Costa affrontarono l’avventura di Brasilia accettando feroci critiche che – soprattutto dall’associazione internazionale dei critici- piovevano sulle loro teste. Brasilia si poneva quale capitale del Brasile e ciò basta a rendere ridicolo ed improprio definire Puijang “Una Brasilia senza grattacieli”. Punijang sarà solo una sacca satellite di Shanghai. Che c’entrano i grattacieli? Perché non si parla dei contenuti sociali, dei significati politici?
Silvia Dell’Orso avrebbe dovuto descrivere accuratamente il progetto dello Studio Gregotti, cercando di fare comprendere che tipo di direzione esso ha preso e che responsabilità viene data all’urbanistica moderna nel momento in cui essa deve fare nascere da zero un’intera città. Obiezione: la Dell’Orso fa solo cronaca per i lettori dell’ Espresso. Sbagliato. L’architettura ed i significati che ha in sé non possono essere ridotti a cronaca, soprattutto se si commentano negativamente Brasilia e Chandigarh.
Ci potrebbe anche stare, ma sarebbe stato il caso che la Dell’Orso avesse cercato di spiegare i perché – secondo lei- dei fallimenti delle due città citate. E le differenze d’impostazione tra Costa e Le Corbusier, oltre che quelle architettonico/spaziali tra Niemeyer e Le Corbusier.
Personalmente, mi lasciano sconcertato le affermazioni di Gregotti e Cagnardi, sopra riportate. Se non si condivide eticamente qualcosa, che significato ha farla? Il significato del denaro? Il significato del potere e della “visibilità”?
M’incuriosisce molto capire come una città già suddivisa in zone povere, borghesi e ricche potrà svilupparsi nel futuro. O forse, sarà una città che non dovrà avere espansioni, cinta non da mura ma dalla direttiva dittatoriale del Governo cinese. Ecco, forse in questo ci potrebbe essere un legame con Brasilia, per cui una commissione parlamentare scelse la zona ed i criteri di utenza.
Se è vero che Gregotti e Cagnardi sono consapevoli dei contenuti non proprio pregevoli che stanno dietro la dittatura cinese, speriamo che lo Studio Gregotti non ci costringa a contare i blocchi edilizi per capire dove si trova una scuola o dov’è un’abitazione, ma che diano vita ad un sistema che romperà ogni schema statico, aprioristico di tutte le dittature.
Temo però che la speranza sia già morta prima di nascere : “[…] una pianta ortogonale che si allarga nei boulevard o nelle strade, che contiene i canali, grandi isolati, tanto verde, case non più alte di quattro piani, e un sistema viario che confina il traffico all’esterno”. Parole di Cagnardi. Parole che non lasciano sperare nulla di buono.



(Paolo G.L. Ferrara – 24/11/2000)

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