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Kazuyo Sejima direttore della Biennale 2010

Il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta, nella riunione odierna ha nominato Kazuyo Sejima Direttore del Settore Architettura, con lo specifico compito di curare la 12. Mostra Internazionale d’Architettura che si terrà a Venezia, ai Giardini e all’Arsenale, dal 29 agosto al 21 novembre 2010 (vernice 26, 27 e 28 agosto). Kazuyo Sejima è la prima donna a dirigere il Settore Architettura della Biennale.

Nata in Giappone, nella prefettura di Ibaraki, nel 1956, Kazuyo Sejima è una protagonista dell’architettura contemporanea. Nel 1981 si laurea in architettura alla Japan Women’s University e inizia a lavorare nello studio di Toyo Ito. Nel 1987 apre un proprio studio a Tokyo. Nel 1995 – insieme a Ryue Nishizawa – fonda SANAA, lo studio di Tokyo che ha firmato alcune fra le più innovative opere di architettura realizzate di recente in tutto il mondo, dal New Museum of Contemporary Art di New York al Serpentine Pavilion di Londra, dal Christian Dior Building di Omotesando (Tokyo) al 21st Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa, premiato nel 2004 col Leone d’Oro per l’opera più significativa della 9. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Ha inoltre curato nel 2000 il Padiglione giapponese, intitolato City of Girls, alla 7. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Kazuyo Sejima ha insegnato alla Princeton University e al Politecnico di Losanna, e attualmente è docente alla Keio University.
Una tensione costante verso la ricerca caratterizza il suo lavoro, erede della millenaria tradizione che ha ispirato le geometrie minimaliste dell’architettura giapponese contemporanea. Toyo Ito la descrive come “un architetto che usa la massima semplicità per collegare il materiale e l’astratto”.

In relazione alle sue idee per la Biennale, Kazuyo Sejima ha dichiarato:
“La Biennale deve essere tutto e ogni cosa, fondamentalmente inclusiva, in dialogo costante sia con chi la fa, sia con chi la guarda.
Gli edifici, l’atmosfera che essi creano e il modo in cui vengono concepiti, possono costituire il punto centrale di partenza della prossima Mostra Internazionale di Architettura.
In generale, il processo della progettazione può divenire punto focale del dibattito architettonico contemporaneo e futuro. Vale a dire, possiamo selezionare e presentare opere in maniera tale che esse vengano comprese così come sono, piuttosto che come rappresentazioni. Tutto ciò può essere espresso attraverso un’architettura radicata nel suo utilizzo collettivo.
Siamo ormai in pieno XXI secolo. Possiamo cogliere questa opportunità per fare un passo indietro e valutare lo spirito del tempo attuale attraverso il processo della Mostra Internazionale di Architettura. Ciò può chiarire l’essenza contemporanea dell’architettura e l’importanza di nuove relazioni nel momento in cui entriamo nel futuro.
Un significativo punto di partenza potrebbe essere il concetto di confine e l’adattamento dello spazio. Questo potrebbe includere sia l’eliminazione dei confini, sia la loro evidenziazione. Qualsiasi componente della molteplicità di adiacenze proprie dell’architettura, può diventare un argomento. Si potrebbe sostenere che l’architettura contemporanea è un ripensamento e forse un alleggerimento dei confini stessi.

Interno ed esterno
Privato e pubblico
Programma e forma (forma e funzione)
Fisico e virtuale
Contemporaneo e classico
Passato e futuro
Armonia e discordanza
Struttura e componenti
Arte e architettura
Natura e uomo

Forse l’ossimoro può rappresentare un nuovo paradigma produttivo; possono tali binomi (intersezioni di pubblico/privato, globale/locale, artificiale/naturale, monumentale/mondano, complesso/semplice, simbolico/pragmatico, falso/autentico, attivo/passivo, spesso/sottile) portare a una dualità in grado di sfumare questi confini? Come può l’inaspettata
interdipendenza di spazi straordinari creare un dialogo collettivo/simbiotico tra elementi prossimi?
Allo stesso modo, c’è un altro filo conduttore di interesse: l’uomo dentro l’architettura, le relazioni tra persone in contesti pubblici e privati, sia in qualità di creatori, sia come utenti. Questo è un problema di esistenza individuale in interazione con la comunità. Più semplicemente ‘le persone si incontrano dentro l’architettura’.
Nella sua totalità la Mostra Internazionale di Architettura può costituire un forum nuovo e attivo per le idee contemporanee, e insieme un’occasione di lettura attenta degli edifici stessi”.

Il Presidente della Biennale Paolo Baratta da parte sua ha dichiarato:
“La scelta è ricaduta su una delle più qualificate e affermate rappresentanti dei nuovi maestri dell’Architettura del Duemila. Una generazione che si è affermata nel primo decennio di questo secolo, che spesso è cresciuta attraverso esperienze vissute insieme ai grandi maestri storici che dominano la scena del mondo, la cui presenza però non ha oscurato, ma anzi ha alimentato una generazione di nuovi maestri. Si tratta di un fenomeno importante, degno di essere riconosciuto come la novità più significativa del tempo moderno dell’Architettura. La loro straordinaria qualità dischiude un senso di apertura e ottimismo verso l’evoluzione dell’architettura, che dimostra di non essere ingessata dalle archistar, ma al contrario di essere viva e vitale. Fra questi nuovi maestri, la Biennale aveva già rivelato Kazuyo Sejima, premiata nel 2004 col Leone d’Oro per l’opera più significativa della 9. Mostra Metamorph. Dopo una serie di Biennali affidate a eminenti critici o storici, si è voluto ora affidare questo Settore nuovamente a un architetto, per riportare in primo piano il grande tema della qualità dell’architettura, attraverso una personalità che della qualità fa una vocazione personale”.

Venezia, 9 novembre 2009

(La Redazione – 9/11/2009)

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