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Diritto di Replica

Master digitale IN/ARCH: la replica di Luigi Prestinenza Puglisi

Cari Sandro e Paolo,
leggo con interesse le polemiche in rete alcune delle quali mi coinvolgono.
In particolare una lettera firmata da Enrico Botta e da voi pubblicata(vedi “commento 272” n.d.r.).
Credo fermamente che ognuno sia libero di pensare e sostenere, motivandolo, quello che vuole. E che questo sia un arricchimento per tutti. Quindi: grazie. Sostenere, però, che io faccio le cose per denaro è una affermazione oltremodo assurda. Sono sicuro che se Botta appena conoscesse quale è il mio rapporto con il denaro, si vergognerebbe di averlo detto e detto in pubblico.
Desidererei fare altre tre precisazioni.
La prima riguarda la mia presenza a iniziative sostenute anche da persone con le quali io non sono daccordo su certi o su molti aspetti: vado dove mi invitano perché é il modo per fare conoscere il mio punto di vista; che sostengo sempre, credo, coerentemente e, spero, con chiarezza, senza concessioni indebite a alcuno o ruffianerie di sorta.
La seconda riguarda il master sul digitale, nel quale sono stato chiamato a fare tre lezioni: mi sembra che sia un’iniziativa interessante che tenta di mettere assieme aspetti tecnici e culturali della progettazione che ricorre agli strumenti digitali. I docenti sono qualificati e l’organizzatore pure.
Antithesi , di cui apprezzo molto la libertà intellettuale, fa tuttavia benissimo a dare voce a perplessità e dissensi. Mi sembra che tre questioni siano particolarmente rilevanti: la possibilità di rendere il master meno oneroso per gli studenti anche attraverso borse di studio. Non dipende da me, ma da parte mia nessun problema a mettere in rete, gratuitamente, le tre lezioni che farò al master. Non credo però che i master debbano essere gratuiti perché non si può chiedere a tutte le persone che a vario titolo vi lavorano di prestare il proprio lavoro senza compenso. E, in assenza di sponsorizzazioni , non vedo altro modo per retribuirli.
Secondo aspetto problematico: la possibilità di una difficile unione tra gli aspetti tecnici – cioé la conoscenza degli strumenti- e quelli culturali. Insomma tra la conoscenza dei semplici programmi di composizione e modellazione e una nuova concezione dello spazio. Mi sembra che sia un problema, allo stato dell’arte aperto. Credo che da parte di tutti ci sia in questo momento una riflessione in corso. Il mio pensiero in proposito l’ho espresso in vari interventi presenti in rete e nel sito InArch attraverso il testo di presentazione alle lezioni che intendo svolgere .
Terzo aspetto: la problematicità di stage presso studi per i quali la ricerca sul digitale non é centrale nella loro produzione. Questo è un problema serio, ma quanti sono in Italia gli studi che fanno sperimentazione avanzata e sono in grado di ospitare gli stage? Forse le esperienze si sarebbero dovute fare all’estero, ma in questo caso credo che il problema dei costi sarebbe stato molto più pesante. Considerato che è il primo anno, credo che sul punto gli organizzatori ci potranno e dovranno tornare in seguito.
Tutto si risolverà in una bufala, cioé in una fregatura per i partecipanti? Non credo. Basta guardare il calendario delle lezioni per capirlo. E il successo di pubblico che ha avuto l’iniziativa, tanto che, nonostante le polemiche, si è dovuto sdoppiare il corso ( sono così sciocche le persone da accorrere in un posto dove si vende fumo?). Tuttavia se l’iniziativa si dimostrerà positiva avrà seguito nei prossimi anni, se no, saranno in primo luogo i partecipanti stessi a screditarla attraverso il passa parola, come avviene in tutti questi casi.
Le vere bufale in questo momento stanno altrove, cito per tutti la stragrande maggioranza dei dottorati di ricerca dove i laureati perdono il loro tempo. E nel sistema universitario che produce laureati con conoscenze sempre più generiche. Da qui l’esigenza crescente di istruzione a pagamento.
Spero su questo argomento di poter sviluppare nei prossimi mesi, anche con voi, alcune riflessioni.
La terza precisazione riguarda, infine, le news che io invio a scadenze periodiche e che Botta considera un modo improprio per farmi pubblicità: sono, invece, un modo semplice e economico per fare circolare gratuitamente le informazioni , riguardanti attività sperimentali e di rilevanza culturale che si svolgono ovunque in Italia. E comunque basta un cenno per cancellarsi. Sinora lo hanno fatto solo quattro persone.
Grazie per l’ospitalità
Luigi Prestinenza Puglisi


Enrico G.Botta risponde
” Sostenere che io faccio le cose per denaro è una affermazione oltremodo assurda. Sono sicuro che se Botta appena conoscesse quale è il mio rapporto con il denaro, si vergognerebbe di averlo detto e detto in pubblico”.
Caro Luigi, il tuo rapporto col denaro credo non sia il problema (ne tanto meno nulla che rivesta per me un particolare interesse).

“Desidererei fare altre tre precisazioni. La prima riguarda la mia presenza a iniziative sostenute anche da persone con le quali io non sono daccordo su certi o su molti aspetti: vado dove mi invitano perché é il modo per fare conoscere il mio punto di vista; che sostengo sempre, credo, coerentemente e, spero, con chiarezza, senza concessioni indebite a alcuno o ruffianerie di sorta”.
Innanzitutto non capisco come mai tu senta il bisogno di giustificarti. Secondo, al MASP ci sei andato gratis? Terzo, esprimere la tua opinione insieme a quelli che hai definito “cariatidi”, “fantasmi del passato” etc. non potrebbe essere “frainteso” come opportunismo e un certa mancanza di coerenza? Mah, posso dire che questa tua giustificazione fa acqua da tutte le parti e che chiunque abbia letto la mia lettera e questa tua risposta capisce che la scusa non regge? Quello che dici non e’ forse una conferma di quello che io ho sostenuto nel mio intervento? E cioe’ che pur di esserci va bene anche la compagnia di Marco Casamonti, Franco Purini e Augusto Romano Burelli?

“La seconda riguarda il master sul digitale, nel quale sono stato chiamato a fare tre lezioni: mi sembra che sia un’iniziativa interessante che tenta di mettere assieme aspetti tecnici e culturali della progettazione che ricorre agli strumenti digitali. I docenti sono qualificati e l’organizzatore pure”.
“Questo e’ buono perche’ e’ buono”, capisci anche tu che i ragionamenti circolari e non sostanziati non vanno da nessuna parte. “Iniziativa interessante” non vuol dire niente. Le qualifiche che dici questi docenti avrebbero quali sono? E quelle dell’organizzatore?

“Non credo però che i master debbano essere gratuiti perché non si può chiedere a tutte le persone che a vario titolo vi lavorano di prestare il proprio lavoro senza compenso. E, in assenza di sponsorizzazioni , non vedo altro modo per retribuirli”.
Come mai non ci sono gli sponsor? Mica che si tratti di un argomento senza nessuno sbocco e sul quale non interessa a nessuno investire? I master costano perche’ hanno qualcosa da offrire (anche in termini di evidenti vantaggi economici/occupazionali direttamente derivanti dal master) e non solo perche’ devono coprire le spese dei gettoni per i docenti, questo master cosa offre? Con il tuo intervento confermi nuovamente i dubbi che questa fosse un’iniziativa fine a se stessa.

“Terzo aspetto: la problematicità di stage presso studi per i quali la ricerca sul digitale non é centrale nella loro produzione. Questo è un problema serio, ma quanti sono in Italia gli studi che fanno sperimentazione avanzata e sono in grado di ospitare gli stage?
Ti sei mai chiesto perche’? Ti diro’ di piu’, quali studi al mondo che fanno sperimentazione avanzata e che sono in grado di ospitare stages vivono del loro lavoro?

“Forse le esperienze si sarebbero dovute fare all’estero, ma in questo caso credo che il problema dei costi sarebbe stato molto più pesante”.
Eccerto perche’ in questi stages si lavora “for free”. Bella roba.

“Tutto si risolverà in una bufala, cioe’ in una fregatura per i partecipanti? Non credo. Basta guardare il calendario delle lezioni per capirlo. E il successo di pubblico che ha avuto l’iniziativa, tanto che, nonostante le polemiche, si è dovuto sdoppiare il corso ( sono così sciocche le persone da accorrere in un posto dove si vende fumo?)”.
Evidentemente non conosci il mondo, o fai finta di non conoscerlo.

“Le vere bufale in questo momento stanno altrove, cito per tutti la stragrande maggioranza dei dottorati di ricerca dove i laureati perdono il loro tempo. E nel sistema universitario che produce laureati con conoscenze sempre più generiche. Da qui l’esigenza crescente di istruzione a pagamento”.
Vabbe’ questa che hai detto e’ proprio bella. Traduco quello che hai scritto: “siccome l’universita’ e’ una schifezza sorge il bisogno di istruzione a pagamento”. Un sillogismo perfetto, che ovviamente implica che “a pagamento” garantisce la qualita’, ovvio no? I laureati perdono il loro tempo a fare un dottorato e invece non lo perderebbero a dare 4000euro (ma fossero anche 10 centesimi…) all’InArch? Cioe’ un dottorato pagato che costituisce un avanzamento di carriera sarebbe una perdita di tempo? Non ci avevo mai pensato… Ma allora perche’ addirittura prendere la laurea o fare l’esame di stato? Forse perche’ sono necessari per fare l’architetto (certo non per scrivere libri, questo e’ vero)? Cosi come il dottorato e’ necessario per intraprendere la carriera accademica. Mentre il master dell’inarch (come il MASP del resto) non serve a un fico secco di niente, fino a prova contraria.

“La terza precisazione riguarda, infine, le news che io invio a scadenze periodiche e che Botta considera un modo improprio per farmi pubblicità: sono, invece, un modo semplice e economico per fare circolare gratuitamente le informazioni , riguardanti attività sperimentali e di rilevanza culturale che si svolgono ovunque in Italia. E comunque basta un cenno per cancellarsi. Sinora lo hanno fatto solo quattro persone”.
E anche in questo caso nel giustificarti peggiori le cose. Indipendentemente dalle tue buone intenzioni, inviare messaggi ripetutamente e a scadenze piu’ o meno regolari a persone che non li hanno richiesti costituisce spamming, che, benche’ non sia reato ne’ un peccato mortale, e’ una violazione della netiquette, e lo e’ anche se le persone a cui invii i tuoi messaggi sono contente che tu lo faccia.
A questo proposito cito una frase che avevo letto sul sito di Antonino Saggio un po’ di tempo fa (non so se si riferisse a questo preciso caso…): “a volte e’ difficile dire a un maleducato che e’ maleducato”. Quindi il fatto che “basti un cenno” non vuol dire proprio niente. Dovresti chiedere conferma di adesione non richiesta di cancellazione, come comprenderai sono cose diverse.
enricogbotta.com


04.febbraio.2003- Luigi Prestinenza Puglisi risponde:
Caro Botta
Bene, la pensiamo in modo diverso.
E’ tutto.
Cordiali saluti
LPP

(Luigi Prestinenza Puglisi – 3/2/2003)

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